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(Music)

Antonella Di Giovanni - IN VIAGGIO

Se siete persone che viaggiano con musiche per la testa, che hanno sempre in mente frasi e frasi di chissà quali canzoni, provate a dare una parola di più alle vostre canzoni, provate a viaggiare, a comunicare con esse proprio come voi fate con voi stessi; del resto se amate la musica riconoscerete che ascoltandola, imparandola e poi intonarne il motivo o ricordarne le parole, non significa altro che ascoltare una parte di se stessi, imparare a conoscersi nelle diverse tonalità della vita, manifestare poi con la voce il proprio dolore o la propria gioia.

Forse il più delle volte la musica ci tocca nella nostalgia, nelle occasioni romantiche, ma con essa non mancano i sorrisi, le danze, i nuovi incontri, viaggi sempre nuovi. Con la musica si può andare ovunque, persino dentro il cuore.

La musica è un viaggio naturale, umano, che non implica per forza il movimento; basta che la mente vi si addentri, e che il cuore ne viva le note, qualunque sia la musica che si ascolta.

Del resto ci sono musiche che con il loro andare ci portano dal paradiso all'inferno; e ci sono testi, poesie che ci fanno sfiorare la verità. Non credo che vi sia bisogno di essere particolarmente sensibili per capire la musica, per poterla sentire, per poterla vivere, anche perché vi sono musiche che ci fanno venire i brividi dalla pelle in dentro, e mentre si è lì a tremare, la musica ci entra dentro, nell'anima, quasi senza rendercene conto.

Ed è qui, adesso, che comincia questo mio viaggio con Sakamoto, con la sua musica, con quella parte di lui che è arrivata a toccare me.

"A ROSE" da "BEATY"

Le note del pianoforte appaiono all'improvviso sulla mia strada; una rosa.

I suoni si fanno spazio nel silenzio della mente un po' addormentata; i suoni si dilatano, si diffondono, sino al cuore, sino a non svanire; una voce, umana, morbida, li accompagna, li innalza; un basso con suoni cupi, ne accompagna gli echi.

Si allarga nella mente la strada; cammina la voce di Sakamoto con le parole di Arto Lindsay: la poesia si forma in una realtà qualunque; la mia...

"Può una rosa perdere il suo colore nella pioggia?"

Le note si fanno lo specchio dei miei sentimenti; lo specchio si riflette sul mio volto bagnato; ma io non perdo ancora i miei colori, ma "se io non sono lì con te, i tuoi occhi restano sempre uguali?"

La voce di lui si rende umida, sciolta, libera; le note continuano a cadere, senza freno; io continuo a camminare tra le foglie che scivolano via dagli alberi, nella pioggia che mi dà i brividi (sono gocce le note) tra le ombre di voci, che lentamente svaniscono, che lentamente mi fanno svanire.

Ma dopo il poema, la rosa, gli oggetti riappaiono "il vibrare delle finestre, i rami... le mani, il pallore, le pietre...".

E si ritorna ad oggi mentre mi chiedo se "le mie labbra hanno lasciato almeno un ombra nel tuo passato" mentre cerco di convincermi che non perderò la rosa del mio cuore nelle lacrime.

La voce di Sakamoto svanisce; la mia mente si adagia al ricordo.




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