la pergamena

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(Fiction)

Mario T. Barbero - FOGLIE

Antonio era un puro. Un puro di cuore e di spirito, costretto dalle vicende della vita a fare la formichina, anche se in cuor suo avrebbe voluto, almeno per un giorno, essere cicala per poter bruciare in ventiquattr'ore tutta una vita. Era un tipo introverso e umile: viveva solo, come un cane, e quella solitudine gli pesava come un macigno: tutta la sua vita era stata vissuta tra cumuli di dubbi e pochissime certezze.
Tanti anni prima, aveva amato una giovane donna, Amalia, che però un giorno se n'era andata con un altro. Anziché cadere nella disperazione, Antonio riuscì a trovare qualcosa con cui consolarsi: la sua innocente fantasia l'aiutò a crearsi un hobby. Un hobby di una semplicità disarmante, anche se particolare, che consisteva nell'andare tutti i giorni nel parco, sedere su una panchina e ... parlare con le foglie. Con le foglie degli alberi che circondavano quel tratto di parco: quelle semplici, dal margine seghettato, dell'olmo; quelle 'palmate", come il palmo della mano, dell'acero; quelle composte, dell'ippocastano; quelle leggere bianco-feltrose, del pioppo; quelle eleganti e sottili, della betulla. A loro, Antonio aveva preso a raccontare la sua vita: il triste passato e il non meno triste presente, i suoi desideri nascosti, i suoi sogni nel cassetto. Così, giorno dopo giorno, le metteva al corrente delle sue cose e di ogni accadimento, come stesse perpetuando la sua vita su un registratore. E mentre lui era intento a conversare con le sue foglie, a confidare ogni suo segreto, la vita scorreva attorno a lui consueta e abitudinaria.
Erano quelli in fondo, gli unici, veri momenti di felicità della sua esistenza. Ma un pomeriggio di fine autunno, sarà stata l'ora insolita, sarà stato il tempo uggioso, sarà che i ragazzini che giocavano nel prato erano ancora intenti a fare i compiti e sarà che i vecchietti come lui avevano deciso di rimanere rintanati a casa a consolarsi dei loro acciacchi o a contemplare il nulla, nel parco non c'era anima viva. Era deserto. Deserto e silenzioso. Gli alberi erano ormai quasi del tutto spogli e le antiche foglie giacevano sparse qua e là, a far da tappeto sui prati e sui viottoli. Ma per uno solo come lui, anche un albero spoglio e poche foglie ingiallite assumevano sembianze tali da farlo sentire già in compagnia. Antonio sedette sulla solita panchina e si guardò distrattamente attorno. Nessuno. Accanto a lui c'era solo una grossa foglia ingiallita del platano, dal lungo picciolo con le venature rinsecchite, dure e spesse, che somigliavano molto a quelle disegnate sul dorso delle sue mani.
Guardò a lungo quella foglia: era secca e appassita, come lui.
D'un tratto, vide una foglia staccarsi da un ramo di betulla e librarsi sul suo capo, scendere lentamente e posarsi proprio vicino a quella di platano: al confronto, appariva piccola e delicata e la sua forma ovoidale gli ricordava quella di un cuore. Antonio chinò il capo ad osservare la nuova venuta, la fissò quasi accarezzandola con lo sguardo quando, d'improvviso, gli parve che qualcuno invocasse il suo nome. Scrutò attentamente tra gli alberi: non c'era anima viva. Il parco era sempre deserto e silenzioso. Dopo aver guardato ancora più a fondo, ritornò con gli occhi alle due foglie sulla panchina e sobbalzò. Accanto a lui, al posto della foglia di betulla, adesso c'era una donna. La guardò allibito. Si stropicciò gli occhi, incredulo. La figura femminile seduta accanto a lui lo chiamò nuovamente per nome e gli domandò se non la riconoscesse. Antonio aprì le braccia, sconsolato. Lei allora gli disse che era Amalia e Antonio rimase come incantato: quella donna aveva lunghi capelli bianchi, il viso era raggrinzito con delle profonde occhiaie anche se gli occhi erano profondi, mobili e scuri proprio come quelli della sua Amalia. Com'è possibile che sia lei, e così invecchiata? Pensò. La donna, sorridendogli, posò una mano sulla sua e prese a narrare la sua vita da quando si erano lasciati, poi chiese a lui di raccontare le vicende della propria. E mentre Antonio parlava, Amalia gli sorrideva dolcemente e, poco a poco, il suo viso si rasserenava fino a ritornare miracolosamente fiorente e giovanile. Bello e attraente come nel passato. Ancora stordito, Antonio le domandò perché si trovasse lì e lei gli rispose che era venuta per stare con lui per sempre. Temendo fosse un sogno, Antonio sembrò titubare ma Amalia lo rassicurò confessandogli che lei si trovava ormai in un'altra dimensione e che, volendolo, lui l'avrebbe potuta raggiungere. E così dicendo, tese amorevolmente le braccia verso di lui. Antonio scoppiò allora a piangere, dalla gioia e dall'emozione. Afferrò poi saldamente le mani della donna e sentì come se una forza superiore lo spingesse verso l'alto, mentre un bagliore potentissimo avvolgeva ogni cosa, quasi che l'intero sole fosse sceso sulla terra.
E rimasero così, a specchiarsi uno nell'altra gioiosamente. Il mattino successivo, sulla panchina del parco erano rimaste solo più le due foglie, che alla prima folata di vento presero ad alzarsi e librarsi nell'aria. Ed a volare nel cielo nuovamente azzurro e limpido. Salivano, salivano. Sempre più su. E, innalzandosi, volteggiavano, danzando nel firmamento, unite in una sola figura. Bellissima.
Come due giovani innamorati che camminano tenendosi per mano.




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