la pergamena

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(Fiction)

Carlotta Blondi - LICEO CLASSICO? MAH!

Racconti semiseri di un'universitaria - primo racconto
Mi ero iscritta al liceo classico per far dispetto a quelli della mia famiglia che preferivano far di me una maestra, con il logico motivo che "una donna prima o poi finisce per dedicarsi alla famiglia". Scelsi una facoltà scientifica per convinzione, sapendo che avrei dovuto pedalare più faticosamente di altri studenti, ma non mi difettano nè orgoglio nè caparbietà.
Il primo giorno da matricola feci subito conoscenza dei miei compagni di corso: eravamo in tutto una quarantina, a occhio e croce, di cui 7 ragazze. La maggior parte proveniva dal liceo scientifico, gli altri chi dall'istituto nautico, chi dall'istituto tecnico industriale, solo in 3 avevano conseguito la maturità classica.
L'aula del 1 anno era molto grande e non ci fu ressa per prendere i posti. Scelsi di sedermi in un banco della prima fila per un duplice motivo: non perdere una sola parola della lezione e non accrescere l'incipiente miopia. Dopo un po' entrò imponente e con incedere ieratico il docente, lo sguardo rivolto agli studenti. Spostando l'attenzione su noi della prima fila, ci chiese: "Come mai avete occupato i primi posti? Siete, forse, gli sgobboni del corso? O volete farvi notare dai professori?". Partì la mia lingua prima del cervello: "No" - risposi - "io, per esempio, sto qui perchè vedo meglio la lavagna".

Iniziò la lezione e il docente si mostrò molto disponibile, invitandoci ad interromperlo, qualora non ci fosse risultato chiaro qualcosa. Non me lo feci ripetere due volte: su una delle 4 lavagne, che il professore aveva riempito di formule, era stato scritto un simbolo greco, la epsilon, il cui significato mi era ignoto. Alzai la mano, esponendo il mio dubbio. Quella che seguì fu una scena degna di un grande attore teatrale. Il docente prima si coprì il volto con le mani, poi congiunse le stesse a mò di preghiera e, agitandole, mi guardò tra il meravigliato ed il preoccupato, esclamando: "Lei proviene dal liceo classico!!". Non so perchè, ma tutti scoppiarono a ridere, eppure non era stata detta una battuta comica! L'iniziale offesa, da cui mi sentii colpita, (più per la risata, a dire il vero), si tramutò in un crescendo di disperazione, che finì in angoscia, man mano che il professore andava esprimendo le sue opinioni sul liceo classico ormai inadeguato e sulla preparazione scientifica "scarsa se non nulla", lì impartita. Intanto passeggiava avanti e indietro sulla pedana, congiungendo le mani e allargando le braccia (come in una benidizione), alternativamente. Mi stavo convincendo di aver sbagliato facoltà.
Dopo circa dieci minuti di recitazione il docente si ritenne soddisfatto e pronto a dire la battuta conclusiva. Con un largo sorriso mi rassicurò: "Non si preoccupi, signorina, i migliori di questo corso di laurea sono stati coloro che avevano conseguito la maturità classica".
Cosa indicasse la lettera epsilon, nel contesto di quella lezione, mi fu rivelato solo più tardi da un mio compagno di corso.




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