la pergamena

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(Fiction)

Paolo Brunelli - MANI DI WHISKY

Tutti i rammolliti, anzi, anche, tutti i rammolliti, scrivono "D'io c'è" sui cartelli stradali. L'ho detto anche al barbiere. Un barbiere da cui non sono mai andato prima dell'altro giorno. Che volevo riempire il tempo di attesa, perché avevo portato la macchina a fare il tagliando e si era messo su un vento incredibile. Volavano sacchetti di plastica. Un povero cristo ubriaco non si reggeva in piedi dal vento, sul ponte. Sono entrato e mi sono seduto. Lui, nel senso del barba, aveva appena aperto e mi sono fatto rasare il cervello a zero. E a un certo punto mi fa, dice: facciamo uno shampoo. Mi pareva surreale così ho detto no, nonò, guardandomi a mezzo busto nello specchio. E' per togliere via i capelli rasati, dice il barba da cui non sono mai. Dico va bene, in effetti, forse è meglio: pensando ai capellini piccoli di tre millimetri sparsi-nascosti un po' ovunque come la polvere, persino sui bordi delle orecchie; e allora parlando lo dicevo anche a lui sin dall'inizio, che tutti i rammolliti scrivono poesie, ma ciò non significa, 'ssolutamente, che tutti i poeti siano dei rammolliti; mentre mi faceva lo shampoo lo dicevo anche a lui, ed era un tipo di quelli che ti danno lo spago e la ragione. Diceva di avere una figlia in Francia e la settimana scorsa era andato in Francia e là c'era un vento che è durato una settimana, diceva, ma un vento forte che oggi c'è vento, sì, ma confronto a là non è niente. Lo guardavo attraverso lo specchio ed era fenomenale. Ne avevo bisogno. Mi specchiavo nelle vetrine dei negozi camminando dopo che sono uscito e ci avevo la crapa pelata. Ancora volavano sacchetti di plastica. Il povero cristo ubriaco non si reggeva in piedi dal vento. Le auto passavano e schizzavano pioggia. Le finestre spente delle case non riflettevano alcuna faccia d'uomo. L'unico era il bar. Acceso e aperto sempre. Le bottiglie erano in fila davanti allo specchio vetrina. E i bicchieri stavano sotto, a culo alto e puliti. Avresti dovuto vederli. Gli occhi del cristo ubriaco vacillare sul ponte. Prima di cadere a terra e fermarsi lì. Come se ne avesse abbastanza. Io li ho visti e li ho guardati dentro. C'era un lampo. Lo stesso lampo ch'è seguito al tuono. I lampioni si sono riaccesi dopo un'ora. E i bicchieri nel bar si erano già mossi dal banco vetrina ospitando liquori. Secchi di puro malto. Ma i lampioni nel mondo esterno si erano accesi e il cristo sul ponte non c'era più. Sul ponte di faccia alla faccia del bar con la porta di vetro. Quando i bicchieri entravano e uscivano di mano agli astanti e io servivo liquori senza ghiaccio e rigorosamente secchi. Non potevo sbagliare: quel cristo era UN CRISTO. Come una folgorazione mi ha attraversato la mente, sono uscito nei suoi occhi, sono entrato nel bar. E ho iniziato a bere e a servire mani di whisky come sogni di gusto che ti avvolgono la lingua. E il palato ti si aggrotta, prima, e si rilascia, poi. Avrei voluto seguirlo. Dove fosse andato a sbattere. Adesso so che un Cristo esiste. Da qualche parte qui vicino. L'ho raccontato a qualcuno. Una volta l'ho detto a Non Ricordo Più, o Non So Chi Fosse. Mi schiarisco la gola e dico: Ho visto un cristo. Un dannato cristo su un ponte. Volavano sacchetti di plastica. Vuoi che ti dica una cosa? Sì. L'ho visto. I suoi occhi mi hanno attraversato. Poi c'è stato - anzi, subito senza poi - c'è stato il lampo, e c'è stato il tuono. L'ho attraversato nello sguardo. Ho attraversato un cristo in un lampo. Ma è successo tutto assieme. Prima che entrassi nella luce del bar. E bevessi del secco liquore di whisky. Non Ricordo Più, o Non So Chi Fosse, quello a cui lo dissi.




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