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(Fiction)

Mario Franco Carbone - RIMBA

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Era una notte buia e tempestosa.
Pioveva a dirotto, quella notte, sulla foresta pluviale dell'Amazzonia, e perfino i piranha, nei fiumi, si lamentavano dell'eccessiva umiditý.
A Napoli, nel frattempo, splendeva il sole, e John Rimba, il leggendario super-soldato americano, lavava i vetri delle macchine ad un incrocio.
Ad un tratto, si fermÚ un'automobile con a bordo il colonnello Turtleman, ex-capo di Rimba.
-Ciao,John!- disse il colonnello - L'operazione Tempesta nel Deserto ci Ë riuscita cosÏ bene che stiamo pensando di fare il bis. Ci verresti, adarci una mano?-
Rimba scosse il capo in segno di diniego. Turtleman rimase assai scosso da ciÚ.
-Forseti andrebbe una missioncina in Colombia, contro i trafficanti di droga? O magari in Afghanistan?-
-No.-
-Ci sarebbe una faccenduola da sistemare nel Laos...-
-Niente da fare: sono stanco di ammazzamenti e sparatorie. Le lavo il parabrezza?-
-No, grazie.- fece il colonnello, e ripartÏ.

Circa un mese dopo, John Rimba era a quello stesso incrocio, intento al solito lavoro. Si fermÚ un'auto con a bordo il colonnello Turtleman: questi aveva un braccio appeso al collo, un grosso bernoccolo in fronte ed un'aria sconvolta. Rimba lo guardÚ con aria interrogativa.
-Stavo sorvolando l'Iraq per controllare se gli iracheni avevano distrutto tutte quelle terribili armi chimiche che quei farabutti hanno comprato da noi occidentali, -spiegÚ il colonnello- quando il mio elicottero Ë stato abbattuto. Io sono riuscito a salvarmi, ma il mio fedele tacchino Mortimer Ë stato catturato!-
-PerchÈ aveva con sÈ un tacchino?-
-E' un tacchino da guerra. E' stato al mio fianco in tante battaglie...eadesso,i servizi segretimihannofatto sapere che Saddam Hussein intende mangiarselo per Natale! Povero Mortimer!-. Detto ciÚ, il colonnello scoppiÚ in lacrime.
-Ma Saddam non Ë musulmano?- obiettÚ Rimba.
-SÏ, ma non vuole perdere quest'occasione di fare un dispetto a noi americani.-
A questo punto, scattÚ il verde, e Turtleman fu costretto a ripartire, accompagnato da un coro di clackson. Poco dopo, ripassÚ per quell'incrocio.
-Vuole che vada a liberare il tacchino?- chiese Rimba.
-No.- rispose il colonnello -Tu dovresti solo scoprire dove lo tengono prigioniero e scattare delle fotografie. Poi ci appelleremo all'ONU... o magari alla Protezione Animali.-

Questa volta, Rimba accettÚ l'incarico.
Andò a Forcella e lÏ comprÚ, su una bancarella, una macchina fotografica da quattro soldi e qualche arma, giusto per difesa personale (vale a dire: tre mitra, un bel po' di bombe a mano, un lanciafiamme, un mortaio, una mezza dozzina di bazooka, una mitragliera antiaerea e, per ogni evenienza, una piccola bomba a neutroni).
Prese con sÈ il suo fido coltellaccio (un coltellaccio enorme ed affilatissimo, che gli era stato molto utile in parecchie circostanze. Nel suo manico erano contenuti ago e filo, che gli servivano per cucirsi da sÈ le ferite) e, fatto un grosso pacco con tutto questo armamentario, andÚall'aeroporto.
-Niente da dichiarare?- chiese il doganiere (era lo stesso che aveva lasciato passare i pezzi del super-cannone iracheno).
-Niente.-rispose Rimba.
In quel momento, gli caddero a terra due bombe a mano.
-Cosa sono quelli?-chiese il doganiere.
-Sono degli ananassi.- rispose Rimba.
-Sembrano piuttosto piccoli e duri!-
-Ehm... sa, sono ancora acerbi.-
Il doganiere stava per lasciarlo passare, quando all'improvviso il pacco si aprÏ e tutte le armi caddero a terra.
-Cos'è questa roba?- chiese il doganiere, lievemente insospettito.
-Giocattoli.-
-Okay, passi pure.-

Poche ore dopo, Rimba si aggirava con circospezione per le vie di Bagdad, astutamente camuffato da arabo.
Aveva con sÈ un dromedario, astutamente camuffato da cammello (nella falsa gobba erano nascoste le armi). Ad un tratto, si mise a giocherellare col suo micidiale coltellaccio e, involontariamente, si tranciÚ di netto una gamba.
Il nostro eroe, perÚ, non si perse d'animo e, presi ago e filo dal manico del coltellaccio, in quattro e quattr'otto si riattaccÚ la gamba. Ancora una volta, il coltellaccio si era dimostrato utilissimo!
Rimba si avvicinÚ al palazzo presidenziale, sorvegliato da numerosi uomini della Guardia Repubblicana. Lì vide, in un cortile, un tacchino: era Mortimer!
SbirciÚ poi da una finestra del pianterreno, e vide che i malvagi cuochi del tiranno stavano giý preparandosi a cucinare lo sventurato tacchino.
Evidentemente, Saddam non aveva intenzione di aspettare il Natale per far giustiziare l'eroico pennuto!
Non c'era tempo per far intervenire l'ONU (o la Protezione Animali).
Resosi conto di ciÚ, Rimba aprÏ il fuoco con tutte le armi a sua disposizione (oltre che con le mani, lui riusciva a sparare anche coi piedi, con la bocca, col naso e con le orecchie).
-Siamo fritti!- esclamarono i cuochi, tanto per rimanere in argomento culinario.
In breve tempo, la Guardia Repubblicana fu sgominata ed il palazzo presidenziale fu raso al suolo. Saddam Hussein riuscÏ a fuggire, ma per lo spavento gli caddero i baffi.
Recuperato Mortimer, Rimba lo riportÚ al colonnello Turtleman.
Il tacchino fu portato in trionfo, poi venne intervistato da Peter Arnett.
Qualche tempo dopo (era il Giorno del Ringraziamento) venne cucinato secondo una vecchia ricetta del Kansas... e Rimba, per premio, ne ebbe una coscia.




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