la pergamena

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(Fiction)

Amerigo Iannacone - IL CORVO

Una volta il corvo, cantava così bene, aveva una voce tanto armoniosa ed era talmente intonato che era stato soprannominato "L'usignolo". La qual cosa, però, se da un lato inorgogliva. il corvo dall'altro infastidiva e indispettiva l'usignolo. Tanto più che il corvo, millantatore com'era, se ne andava in giro a dire: "Il vero usignolo sono io: diffidate dalle imitazioni." E si fece stampare anche il biglietto di visita.

Immaginate la rabbia del povero usignolo, che si vedeva spodestato in tal modo del titolo e defraudato dei diritti d'autore. Più volte l'usignolo avvertì e diffidò il corvo e gli fece scrivere dal suo avvocato anche una raccomandata con ricevuta di ritorno. "Guarda - gli diceva - che qui va a finire male: le mie canzoni sono depositate alla SIAE e la mia voce è brevettata." Ma il corvo faceva orecchio da mercante. Finché l'usignolo si vide costretto ad adire le vie legali e lo denunciò per plagio e appropriazione indebita di voce altrui.

Al processo di primo grado, giudice era un asino. Un somaro intelligente si, ma vecchia, maniera: uno di quei ciuchi che amano lasciare le cose come stanno. E il corvo fu assolto con formula piena con la seguente motivazione: "Lo corvo estis quondam pulcro et bravo kaj nunc ei canta sicut lo rosignolo, sed lo rosignolo giustappunto non habet rationem, ergo rationem habet lo corvo, conciossiaché ello estu absolto cum plena fonnulatio".

Non vi dico la reazione del corvo! La sua arroganza crebbe del mille per cento. Da allora in poi non faceva che cercare la popolarità e bearsi degli apprezzamenti che riceveva. E addirittura programmò anche una tournée all'estero.

Ma l'usignolo non demordere e ricorse in appello. Giudice di corte d'appello era un pappagallo. Era un tipo che badava molto alla forma e poco ai fatti e non trovò di meglio da fare che ripetere, pappagallescamente, com'è giusto, la sentenza di primo grado.

Il corvo fece una grande festa, invitò migliaia di animali e tenne un concerto di quelli che non si dimenticano. E la sua arroganza e il suo pavoneggiassi erano ora alle stelle. l'usignolo, rodendosi il fegato, ricorse in cassazione. E qui c'erano giudici veramente seri: una commissione di volpi. Queste esaminarono accuratamente tutto il fascicolo, ascoltarono attentamente il canto dell'uno e poi il canto dell'altro, valutarono la bustarella dell'uno e poi la bustarella dell'altro e decisero saggiamente per quella più lauta, cioè quella dell'usignolo, che questa. volta si era fatto furbo.

Fu così emessa una sentenza che ribaltava quella di primo e secondo grado e imponeva al corvo un'operazione chirurgica di declassamento delle corde volli. Il che fece tanto arrabbiare il corvo, che divenne nero dalla rabbia.

Il corvo ha fatto sì ricorso al Consiglio di Stato degli animali, ma non ha ragionevoli speranze: lì le tariffe delle bustarelle sono davvero alte.

Purtroppo tra gli animali la giustizia funziona così, non è come per la giustizia fra gli uomini.




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