la pergamena

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(Fiction)

Jaromil - IL RE CREMISI E LA STREGA DI FUOCO

La Strega di Fuoco fece qualche passo avanti, si gettò sul tappeto, sotto il trono. Le sue mani nodose come rami d'ulivo caddero sul rosso profondo sotto di lei, le unghie come uncini di corvo lacerarono la tela.

Il re rimase impassibile, una donna tanto potente ai suoi piedi, colei che aveva procurato tanti disastri al suo reame, tante sofferenze, colei che aveva in potere di togliere l'anima ad una persona con il solo sguardo ora abbassava gli occhi a terra, occhi spenti. Vuoti. La Strega di Fuoco pareva non respirare nemmeno.

Il re parlò con voce calma e altisonante, certo non riuscì a nascondere il proprio turbamento nelle parole. << Strega, a cosa pensi ora? sei venuta qui alla mia corte perchè ti giudicassimo? tu che hai il potere di non essere giudicata! sei venuta per il perdono? tu non hai un cuore affamato di perdono, non l'avrai mai. Cosa ti ha portato qui Strega? cosa cerchi ancora da noi? hai rubato le vite di molti miei sudditi, troppi perchè tu possa pentirtene. Ti sei cibata della soffe-renza di ognuno di noi, senza mai mostrare il tuo volto nemico. Non abbiamo potuto lottare al buio, la piaga della tua peste ha dilagato per mesi su queste terre senza bagnare di sangue le nostre spade. Cosa cerchi ora? >>

<< Tu sei vivo, Re del Mare che Tutto bagna, sei vivo, lo sei stato sempre senza mai assaggiare il sapore di una lama sul sudore della pelle, mai la tua pelle riarsa dal sole si è aperta, spaccata sotto i dolori atroci delle torture degli Inquisitori. Quanto pensi di conoscere tu, o Re, del mondo? quanto basta per governarlo sì. Quanto basta per ammaliare i tuoi sud-diti con il tuo grande mantello cremisi, quanto basta per sventrare le tue donne dopo averle amate, quanto basta per cibarti dei tuoi figli. Giovane Re, vecchio Re, sono venuta qui per essere bruciata. Fa che il tuo fuoco, nient'affatto purificatore, bruci una volta per tutte questi rami secchi, non mi opporrò a nul-la. Godrai l'olezzo delle mie carni sul tuo volto, l'offrirai ai tuoi sudditi, ti glorierai della sal-vezza delle tue terre. L'illusione che la mia Magia potesse cambiare questo mondo, distruggerlo nelle fiamme e dalle fiamme ricostruirlo, fertilizzare con le sue ceneri una nuova foresta, quest'illusione è caduta, e con lei i miei occhi di fiamma. Non ho più nulla da fare nè da dire, solo immagini da pensare all'infinito - quest'infinito tu devi interrompere! - le immagini di un popolo che incredulo ascolta le tue promesse, sogna esulta, di un popolo che arde d'oppressione, che però ha ancora la forza di appellarsi alla vita sotto gli impietosi colpi della peste. La peste che io ho inflitto sulla tua immagine, riflessa sui volti dei tuoi sudditi.

Ora finalmente puoi intingere le spade nel sangue del tuo nemico, ora finalmente puoi avere la mia testa sconfitta fra i tuoi trofei. Il mio potere è inutile quanto il tuo. Tu vivi per ciò che ti sta intorno, non hai nulla di tuo, fai tuo tutto ciò che esiste.

Io ho vissuto per ciò che ho immaginato, nel mio fuoco ho visto un'immagine lontana, che nel fuoco ho seguito. Con il fuoco l'ho cercata, e nel fuoco morirò. Sognavo vero ciò che è sempre rimasto sogno, come voler toccare il fuoco che è sempre immagine di sé stesso. Spegni l'incendio, Re del Mare che Tutto bagna, fa che il tuo regno sia salvo. >>

Il Re non rimase un solo attimo a pensare. Osservò la Strega di Fuoco, neppure un attimo, poi ordinò di rinchiuderla. Sette giorni fu torturata, secondo il volere del popolo, poi arse sulla piazza, in un attimo, come una lucciola. Fu cenere. Di lucciole nel regno non se ne erano mai viste, e mai se ne videro. Ma il Re fu felice con il suo popolo.




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