la pergamena

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(Fiction)

Glauco Juliano - IL GIORNALE

"Il solito?" Un muto cenno di assenso e l'affare È stato concluso anche questa mattina. Sono le sette, È quasi ancora buio, ed un freddo implacabile e pungente sferza Leopoldo, vincendo la debole resistenza di uno sdrucito gilet e di un cappotto che sembra sempre sul punto di cedere dove le ossute spalle e gli sporgenti gomiti lo logorano ormai da anni. Le nodose dita serrano con presa adunca il frutto dell'acquisto: caldo come una brioche appena sfornata, ma che bisogna mangiar subito, sennÚ si fredda, il "Corriere", compagno inseparabile delle giornate di Leopoldo.

Ha passato da parecchio la settantina, e la pensione, maligna perchÈ tanto attesa ed ora quasi insopportabile, ne ha acuito a dismisura il senso di solitudine. Lui ed il "Corriere" sono stati inseparabili compagni, dai tempi in cui, bambino, lo rubava di nascosto al burbero papý, per esercitarsi nella lettura, e restava trasecolato quando riconosceva tutte le lettere che la pallida maestra disegnava con gesto rotondo sulla ardesiaca lavagna durante la lezione. Durante la guerra quel giornale, sebbene fosse completamente asservito al regime, lo aveva soccorso molte volte nelle serate in caserma, con l'orecchio teso a captare la stridula sirena d¼allarme; girando e rigirando tra le mani tremanti quel foglio spiegazzato e ormai quasi illeggibile gli pareva fosse l'unico segno che la vita continuava, che nonostante le bombe in un umido scantinato qualcuno si interessasse ancora a scrivere sui prezzi della carne o sull¼ultima rappresentazione teatrale. Una volta tornata la pace, il suo amato foglio era diventato una sorta di status symbol : per lui giovane impiegato era un punto d'onore e di orgoglio entrare in ufficio con il "Corriere" sottobraccio, e berne avidamente le notizie nell'intervallo-caffË. Quel giornale aveva scandito tutte le sue giornate, gli aveva raccontato la storia, la politica, lo sport. Aveva imparato a riconoscere lo stile dei vari giornalisti , sapeva dove trovare le sue rubriche preferite, seguiva per giorni e giorni le notizie pi˜ importanti, fino a quando non si spegnevano da sole, ma anche in quel caso riusciva a trovare qualche oscuro trafiletto che riprendeva ancora un fatto ormai lontano nel tempo, quasi una nota a piÈ di pagina al termine di un lungo racconto.

Leopoldo torna a casa, avvolto nella densa e plumbea nebbiolina invernale; di tanto in tanto un pensiero fugace o un sospiro di stanchezza si materializzano in una nuvoletta di calda condensa, che si agita nervosamente prima di dissolversi senza lasciare rimpianti. La mano, un pÚ tremante per l'etý, annerita per il contatto prolungato con il recente inchiostro, tormenta a lungo con la chiave la serratura del portone, prima che questo ceda con un penoso cigolio. Ogni volta le scale che lo separano dalla sua abitazione presentano qualche nuova difficoltý o insidia: una mattonella fuori posto, vero attentato per le sue stanche gambe, una piccola macchia di umido, vera trappola per il suo passo stanco e ormai trascinato. Ma superati ancora una volta indenne i pericoli vecchi e nuovi, Leopoldo varca sano e salvo la porta di casa sua. Ancora avvolto in quella gocciolante rappresa oscuritý mattutina, Leopoldo tasta il muro, finchÈ non riconosce la plastica sagoma dell'interruttore, e con un sospiro di sollievo chiude il circuito della ennesima giornata. La luce di una pendula lampadina illumina un ingressino in cui un ormai calvo tappetino dý il benvenuto agli improbabili visitatori: l'interruttore ha perso il suo plastico candore, solcato com'È dalle impronte nerastre, testimoni delle incerte accensioni mattutine. Leopoldo si dirige deciso verso la cucina e si prepara con religioso rituale alla lettura del prezioso compagno.

L'apertura del giornale deve essere effettuata con precisione e senza fretta: Leopoldo odia le spiegazzature, non sopporta che qualche foglio sporga troppo vistosamente dal bordo, o che qualche oggetto distrattamente dimenticato sul tavolo disegni una collinetta o un avvallamento sulla placida distesa cartacea. Sembra scontato, ma la lettura inizia dal nome "Corriere"; Leopoldo non si stanca mai di ripercorrere con l'occhio quei consueti caratteri, a volte È perfino riuscito a notare qualche piccola sbavatura nella curvatura interna della "o". Avidamente si prosegue con la lettura delle pubblicitý ai lati del titolo, e, naturalmente, dei prezzi del giornale e degli abbonamenti negli altri paesi. Per Leopoldo queste sono le uniche notizie sull'economia che riesca ancora ad immagazzinare: dai confronti quotidiani del costo del "Corriere" in Germania o in Svizzera (ha ancora una memoria di ferro per queste cose) si fa una idea tutto sommato abbastanza reale dell'andamento della economia, ed ogni volta un inevitabile sospiro chiude la prima parte della lettura. La colazione, troppo pomposamente cosÏ chiamata, visto che consiste in un pezzo di pane quasi mai fresco immerso in un pallidissimo caffelatte, introduce Leopoldo alla lettura dei fatti salienti del giorno: le notizie di politica, di cronaca, il fondo del direttore. Leopoldo legge tutto, metodico e costante, sa dove trovare gli articoli importanti, si muove finalmente disinvolto nell¼intreccio di colonne e occhielli. Ma non gli importa se non marginalmente delle crisi di governo, delle polemiche sull'ultima intervista del politico di turno, dei processi eccellenti, neanche le notizie sulle pensioni, che pure dovrebbero rappresentare l'ultimo contatto di Leopoldo con la vita reale, riescono a scuoterlo.

Legge tutto, avido e metodico, quasi fosse un lavoro, ma in fondo se la realtý venisse descritta esattamente al contrario non gli importerebbe assolutamente nulla. Deve leggere, deve ritrovare ogni giorno la stessa ordinata disposizione degli articoli, perchÈ quella È la sua vita, ma il contenuto diventa quasi un optional.

E tutte le attivitý quotidiane che interrompono la lettura sono considerate da Leopoldo delle fastidiose incombenze da sbrigare al pi˜ presto: cosÏ il pranzo diventa un frettoloso spuntino, ogni fugace visita al supermercato una interminabile tortura, le rarissime telefonate ricevute invece di rallegrarlo lo infastidiscono, quasi lo avessero distolto da chissý quale inderogabile occupazione. Dopo il fugace pranzo segue la lettura delle pagine culturali, attenta come sempre nonostante Leopoldo non legga un libro da tempo immemorabile, un rapido ma finalmente partecipe sguardo agli annunci mortuari, seguono poi la cronoca locale, la pagina degli spettacoli ( Leopoldo non ricorda pi˜ l'ultimo film visto in una sala di proiezione, e ha sepolto nei ricordi pi˜ lontani il suo ultimo ingresso in un teatro....... ); ormai distante dalle passioni sportive, conserva perÚ ancora un generico e nebuloso interesse per la squadra di calcio di cui seguiva le partite. Scorre le classifiche, confronta le posizioni, si interessa alla campagna acquisti con un encomiabile disinteresse. Arrivata la sera, il giornale È stato prosciugato di tutte le notizie, importanti ed insignificanti, ma se si chiedesse a Leopoldo di riassumerne solo una, non si otterrebbe la benchÈ minima risposta. La cena si svolge un pÚ meno frettolosa, accompagnata di tanto in tanto dalla visione di un telegiornale. A Leopoldo la televisione non piace, troppo mutevole nelle facce e nei programmi; sceglie il notiziario che pi˜ degli altri gli sembra costante e tradizionale, ma il suo interesse È ancora minore rispetto a quello per la carta stampata.

Ma stasera Leopoldo È inquieto; il fondo del direttore non lo lascia tranquillo: quale mai notizia puÚ averlo scosso fino a questo punto? La minaccia : "Da domani si cambia!". Come, da domani si cambia? E cosa si cambia? La linea editoriale? Sarebbe il male minore per Leopoldo. Si cambia forse la impaginazione, ci saranno le foto a colori? Interrogativi questi che tolgono il sonno a Leopoldo, preoccupato come non gli capitava da moltissimi anni. L'indomani mattina si sveglia ( se di sveglia si puÚ parlare, visto il sonno tormentato e leggerissimo ) prima del previsto, con un vago ed inquietante presentimento: si veste nervosamente, afferra con immeritato sgarbo il suo fedele cappotto, e si avvia deciso fendendo con passo inquieto la gelida mattina. L'edicolante si stupisce nel vederlo in netto anticipo rispetto al solito (non sono che le sei e un quarto ) con il volto teso e gli occhi smarriti.

"Il solito?" Il consueto cenno di intesa dovrebbe concludere come sempre la trattativa, ma Leopoldo ha un improvviso sobbalzo : "E questo cosa È?" E' il "Corriere", È il nuovo formato, il tabloid , vede, È pi˜ leggero, maneggevole....". Gli occhi di Leopoldo sono smarriti, accenna due passi indietro; "Ehi, non sta bene? Ma cosa....". L'edicolante non fa in tempo a concludere che Leopoldo si volge all'improvviso, scaglia sull'umido asfalto quell'orrendo mostro e corre corre quasi per fuggire da un appestato o da un assassino incontrati all'improvviso. Dopo pochi metri le forze gli sgusciano via, pochi passi incespicati ancora, e si abbatte ansimante aggrappato ad una innocente piantina.

"Alle prime luci dell¼alba È stato soccorso in Viale dei Platani un uomo della apparente etý di 75-80 anni, colpito da ictus cerebrale . Data la assenza di documenti, non si È ancora proceduto alla identificazione; le sue condizioni sono giudicate dai sanitari ancora critiche." Dal "Corriere" 15 Novembre 1994.




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