la pergamena

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(Fiction)

Glauco Juliano - PELATO

Il pettine passa impietoso sulla rada tundra che Ë quello che resta di una capigliatura un tempo rigogliosa e amazzonica. Come una falciatrice disbosca e abbatte: una triste pioggia autunnale di capelli si riversa e si abbatte sulla bianca scogliera del lavabo. Una imprecazione, il nome di qualche santo invocato a sproposito: Ë la triste litania del calvo prossimo venturo. Ripensa incessantemente ai bei giorni neanche tanto lontani, quando la mano affondava felice nella selva inesplorata dei capelli, ne scioglieva i nodi, ne pareggiava le asperitý, ritirandosi poi odorosa di shampoo e di lozione. Ora tristemente cerca qualche cespuglio e qualche macchione, ma tutto si spezza, si rompe e si sfoglia al solo contatto. In un impeto di furore autolesionista, la mano afferra un piccolo ed innocente arbusto, lo strappa via, lo getta sul pavimento che lo accoglie sgomento e rassegnato: la toeletta del mattino Ë miseramente terminata e si puÚ finalmente andare in ufficio.

I colleghi sono ormai abituati alla vista di quel piccolo e goffo riporto, ogni giorno pi˜ misero, che divide la curva pelata in due disuguali metý. Si danno di gomito, fischiettano e si mordono il labbro per non scoprire il sorriso di compatimento. Alcuni lo osservano, non visti, con tanta attenzione, che si direbbe tengano un diario aggiornato con le perdite quotidiane del prezioso bulbo. Ad onor del vero alcuni colleghi fingono di ignorare il dramma, ma si scoprono subito come dei miseri traditori, che hanno nascosto la loro sconfitta sotto la coltre riparatrice di un sordido parrucchino. E' cosÏ da giorni e giorni, da quando ha scoperto con orrore le prime perdite, prima attribuite ai lavaggi frequenti, poi allo shampoo defoliante, infine si Ë arreso alla triste convivenza con la inesorabile spia del trascorrere del tempo. Sopporta sempre meno gli sguardi dei colleghi, le foto sui giornali dei divi chiomati al punto giusto, disprezza punk e nazi perchË hanno fatto scempio della loro capigliatura; ha provato qualche volta a considerare le promozioni televisive di chi "Ë messo in testa una idea meravigliosa", ma ha cambiato subito canale con orrore, avvertendo giý l'acre odore di corsia ospedaliera e di medicazione.

I giorni passano sempre pi˜ uguali e sempre pi˜ calvi finchË un giorno accade un fatto inusitato e straordinario: dopo mesi e mesi si decide a mettere un pÚ di ordine nelle sue piante, anche loro rade e senza quasi pi˜ foglie, e nell'ultimo vasetto, quello proprio sotto lo specchio, scopre un ciuffo che proprio verde non si puÚ definire. Lo guarda, lo confronta con il misero arbusto vicino ormai rinsecchito, lo esamina con una lente di ingrandimento, ed infine, dopo molte resistenze si azzarda a sfiorarlo con le dita.Un calore straordinario lo permea e lo attraversa: ma quelli sono capelli! Non Ë possibile, sarý la sua fissazione! Li tocca, li ritocca, si mette a quattro zampe per osservarli sempre pi˜ da vicino, ed alla fine non ha dubbi: sono i suoi capelli!!! Caduti durante i penosi disboscamenti mattutini, qualcuno si Ë adagiato sulla umida terra del vaso sottostante e, nutrito da chissý quale concime, ora vegeta rigoglioso. Il vasetto viene ora spostato con mille cure e precauzioni, messo al riparo dalla luce violenta, osservato con sguardo amorevole e preoccupato, come un bambino che dorme. I giorni successivi sono tutti un controllare, un accarezzare, un pettinare quella ciocca miracolosa, finchË non diventa cosÏ folta che tocca quasi terra: orrore! Presto detto: con cura amorevole ed infinita un legnetto viene conficcato nel terreno, ed il ciuffo miracoloso viene avvolto intorno, come un incredibile rampicante. I colleghi in ufficio sghignazzano un pÚ meno, si accorgono di una strana luce che filtra da quel volto ormai rinato, attribuendolo alla decisione di dotarsi del tanto agognato toupË: ma nulla di nuovo compare sulla ormai biliardesca pelata.

I ritmi dell'esistenza sono ormai segnati dall'attenzione estasiata riposta in quella nascita miracolosa. L'altra sera, con mano tremante, ha trasferito la preziosa zolla di terra in un vaso pi˜ acconcio a sostenerne la crescita. Oggi si Ë recato, con un pÚ di vergogna ed un pudico rossore sulle guance, alla merceria sotto casa, chiedendo un fiocco; e alla domanda del mercante se fosse per un bambino o per una bambina, ha esitato un attimo e alla fine ha optato per il colore azzurro: non Ë infatti sposato, ma avrebbe desiderato un figlio maschio. Tornato a casa, ha divorato le scale con un crescente appetito, si Ë precipitato dalla sua creatura, con mano ormai esperta ha spartito le ciocche, formando una superba treccia, ornata dal fiocco ceruleo. In ufficio nessuno sogghigna pi˜. Nuovi problemi si presentano all'orizzonte, ma ormai la determinazione fa superare tutte le asperitý connesse alla presenza della inaspettata boscaglia. Le commesse del supermercato pensano a qualche forma di malattia mentale nel vedere quell'omino calvo spingere il carrello ricolmo di lozioni, shampoo, spazzole, balsami. E' quasi venuto alle mani con il commesso del negozio di elettrodomestici, cui aveva chiesto un casco asciugacapelli " ma mi raccomando, uno di quelli professionali". Si Ë abbonato alla rivista " La forbice d'argento ", organo ufficiale della federazione parrucchieri, mentendo spudoratamente sulla sua professione.

Nel suo salottino sul divano c'Ë posto solo per quella foltissima escrescenza, sulla cui esistenza ha deciso di non parlare ad alcuno: chi gli crederebbe, infatti? E se anche gli scettici si convertissero, chi gli garantirebbe la incolumitý della preziosissima vegetazione? Giý vede davanti a sË scienziati impazziti con forbici e scodelle, parrucchieri mandicare l'onore di una permanente o di un colpo di sole. No, solo lui puÚ pettinare e accarezzare la sua creatura, e nessuno ne farý scempio. Qualche sera fa si Ë accoccolato sul divanetto con mille attenzioni e mille tentennamenti, si Ë quasi ricoperto di quel fiorire di ricci e di ciocche, vi Ë quasi penetrato, addormentandosi furtivamente e risvegliandosi con orgoglio, quasi avesse avuto una avventura galante. In ufficio sono preoccupati per lui, dal momento che saluta a mala pena colleghi e superiori, Ë svagato, distratto, qualche anima pia gli corregge i rapporti per il direttore, prima che questi lo chiami a sË per una solenne lavata di capo. Tornare a casa, vedere la sua nuova ragione di vita, toccarla, sentirla, abbracciarla, Ë ora l'unica meta delle sue giornate. Non esce pi˜ di casa, se non per rifornirsi di materiali per accudire quello straordinario spettacolo; magro da fare paura, ha speso il suo piccolo gruzzolo per acquistare vasi, concimi, anticrittogamici. La banca non se l'Ë sentita di negargli un prestito, ma le spese si fanno via via pi˜ vorticose.

La chioma fluente, non contenta di aver occupato il salone, ha tracimato verso la piccola cucina; conquistarla Ë stata questione di pochi giorni. Resta solo la camera da letto, la cui resistenza Ë stata vinta senza sforzo apparente. Niente la ferma pi˜; invano, ormai stremato, ha cercato di contenerne le dimensioni, passando intere serate a formare trecce gigantesche: l'aria Ë sempre pi˜ irrespirabile, ma lui non darý mai la soddisfazione di mostrare a tutti la sua nuova compagna.

L'altro giorno Ë riuscito a farsi largo, come un esploratore nella foresta amazzonica pi˜ impenetrabile, tra trecce serpentiformi e riccioli rigogliosi verso il balconcino, Ë uscito, ha respirato boccheggiante l'aria fredda della sera, e si Ë accovacciato, con le spalle strette contro il muro scrostato e le gambe penzoloni. Non si muove pi˜ ormai da ore ed ore, e all'interno del piccolo appartamento quell'avviluppo di trecce, nastri e doppie punte viene percorso da un brivido: Ë rimasto solo. Chi lo pettinerý ora tutte le mattine? Chi cospargerý amorevolmente litri di balsamo su di lui? Ma lo sconforto si dissolve rapidamente: come una amante scaricata troppo in fretta, attende con pazienza che qualcuno si decida a buttare gi˜ quella porta, e sogna giý una casa pi˜ grande con un giardino ed un porticato tutto per sË.




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