la pergamena

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(Fiction)

Gordiano Lupi - ISTANTANEA

Ero come sempre al mio solito posto sul mare, con la mente protesa a scrutare il futuro.
Le prime rondini lanciavano il loro grido rituale sotto i vecchi tetti, nel panorama consueto del cielo d'aprile, che cullava nella memoria il solito gioco delle onde.
Soffiava impetuoso un vento di scirocco ed una sensazione di umido fastidio mi penetrava dai pori sin dentro le ossa, confondendo emozioni e sensazioni lontane.
In quella primavera, che si faceva largo esplodendomi nel cuore, mi sentivo prendere dalla nostalgia e rincorrevo i pensieri sulle ali dei gabbiani.
C'era stato un tempo in cui le passioni mi avevano scosso e portato alla ribalta della vita, c'erano stati giorni nei quali lottare era sinonimo di vivere. Adesso tutto era finito. Restava soltanto un panorama insondabile di quiete, una prateria fatta di mare ed isole deserte, dove far galoppare un quotidiano divenire.
Il rifugio degli occhi andava a scoprire il punto più remoto dove il sole era solito tramontare, sino a scovare le calette misteriose dei miei vecchi approdi, dove ero solito gettare le reti della barca in resina, costruita con fatica sulla rada del piccolo porto.
A quel tempo partivo da casa di buon mattino e rientravo sul far della sera, stanco, spesso insoddisfatto, ma sempre con la voglia di ricominciare, il giorno dopo, una nuova avventura per le strade del mio mare.
La mia vita era il gioco dei venti, che mutavano direzione e forza, la mia famiglia erano le onde, che battevano violente le povere assi della mia paranza.
La pesca era un modo per sbarcare il lunario, ma soprattutto per vivere intensamente il mio elemento, per sentire dentro di me gli schizzi del salmastro ed il sapore del sale.
Da quanti anni avevo smesso di pescare?
Da quanto tempo non prendevo il largo, mentre albeggiava il primo sole, salutando i colori e le palme di Mondello?
Ricordavo quel giorno, quel maledettissimo lungo giorno di libeccio, che era solito presentarsi alla memoria con il primo caffè, sorbito in silenzio, nella solitudine della mia casa di mare.
Guardavo le onde che frangevano la costa e mi prendeva la solita sensazione di sconforto, mi cadeva una lacrima dagli occhi ed era sempre la solita vecchia lacrima pietrificata, che andava a scavare il dolore di un episodio del passato.
Il grido di mio figlio che spariva in quel mare, ingoiato dalla forza del vento di libeccio, si confondeva con lo sguardo di sua madre al ritorno della mia paranza fatta a pezzi dalla tempesta.
Il pianto mi si fermò nel cuore e adesso lo rivivo momento dopo momento, nelle giornate di burrasca che rinnovano antichi dolori.
Getto i miei occhi oltre l'orizzonte e conto i sogni che ho perduto in un solo rapido istante, mi accorgo di quello che è rimasto della mia vita e penso che è veramente poco per poter continuare ad avere il coraggio di sognare.
Rivedo gli ultimi giorni di mia moglie, mentre perdeva, attimo dopo attimo, il suo sguardo di rimprovero, lasciandomi compagno di una tristezza fatta di silenzio.
Ed io che non ero capace di tenere a mente la sinfonia dei ricordi e mi tuffavo nella solitudine, come un'abitudine dolorosa, che mano a mano ha preso il posto dei miei viaggi per mare.
Adesso sono di fronte ai miei occhi gli scogli lontani, i battelli pensierosi e la montagna immemore che dà le spalle a Palermo: guardo il mio solito panorama sollevato dai pensieri remoti e mi dico che mai più oserò percorrere la soglia dell'infinito.
L'orizzonte è il limite invalicabile del mio futuro, il passato solamente un istantanea, un momento che riconduce ad un silenzio totale.
Passa un amico e mi dà una botta sulla spalla.
"Guarda che bella pesca abbiamo fatto quest'oggi! Dammi una mano a disporre le casse che ti offro da bere!"
Lo guardo e mi scuoto dal torpore nel quale ero caduto, facendomi travolgere dal rapido volo dei miei pensieri.
Mi avvicino alla paranza e lo aiuto a scaricare di buona lena.
Il mercato di Mondello è una festa di colori e rumori, tra bambini che giocano sporcandosi le mani con le frattaglie del pesce, gabbiani che si cibano di avanzi e pescatori che gridano con tutta la loro voce il contenuto delle loro prede, che fanno bella mostra sul bancone.
Il bar del porto è il ritrovo dei pescatori, dove i racconti di mare sono protagonisti di avventure e ricordi, spesso di perdute abitudini e fandonie memorabili.
Beviamo insieme un vinello bianco niente male, capace di riscaldare il corpo con il suo sapore aspro e forte, parliamo della pesca, della paranza che è tornata a pieno carico, come da tempo non succedeva. Vedo la felicità brillare negli occhi del mio amico, vedo quella mia vecchia voglia di mare riflessa nelle sue parole.
Usciamo di nuovo sul porticciolo di Mondello, un soffio di scirocco mi sconvolge i capelli, mentre le palme del lungomare si gettano disperate nella tormenta misteriosa.
Piove. Lacrima sui miei ricordi tutto il dolore di questa terra, un sentimento antico che accompagna i miei giorni su quei quattro scogli disposti a far la guardia al mare.
Saluto il mio amico pescatore ed al solito, come per un tacito accordo, non parliamo del mio dolore. A Mondello nessuno parla di quel vecchio episodio lontano. Tutti sanno e rispettano il mio silenzio, mi vedono seduto al parapetto, che non prendo più il largo ormai da molto tempo, ma non dicono niente, non sono capaci di comprendermi sino in fondo ed approvare, perché maledire quel mare sarebbe come imprecare verso la vita, che da sempre passa per il gioco delle onde trafitte dai venti.
Alzo il bavero della mia giacca e calco il cappello sulla testa, come sempre non ho ombrello, mi piace farmi cadere addosso quella pioggia al sapore di mare, tipica delle giornate di scirocco.
Una coppia di cormorani vola a pelo dell'acqua cercando riparo tra gli scogli, mentre i gatti del porticciolo si rifugiano tra le barche, portandosi dietro qualche testa di pesce sottratta ai famelici gabbiani.
Come sempre, quando si fa sera, mi sembra di udire la voce di mia moglie che ci chiama, una cantilena udita troppo spesso, dopo i rientri da giornate di mare.
La cena è pronta, dobbiamo affrettarci, io e mio figlio, come una volta, correremo veloci verso casa, affamati e sorridenti, con i nostri vestiti sporchi e milioni di pensieri, gareggiando, come due ragazzi, sulla rena bagnata della spiaggia di Mondello.




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