la pergamena

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(Fiction)

Seba - L'ULTIMO SOGNO

Settembre 1969 - In un punto della costa orientale della Sicilia.
La prima luce del giorno accese piccoli riverberi d'oro sulle cime azzurre dei monti Nebrodi visibili in lontananza. Il pennacchio bianco che saliva in lente volute dalla cima del vulcano si colorò per un attimo di un rosso intenso.
Ogni tanto, un grido lontano si sovrapponeva allo sciabordio delle piccole onde sullo scafo della barca. Poi tornava il silenzio.
Di nuovo lo stridio dei gabbiani lo interrompeva; poi la sequenza si ripeteva, uguale, immutabile. Per quante volte avessi già potuto godere di quella straordinaria rappresentazione della natura, una volta di più le pareti del mio stomaco si contrassero per l'emozione.
Splash ! La grossa pietra entrò in mare sollevando una miriade di piccoli spruzzi bianchi che interruppe di colpo il corso dei miei pensieri. "Nonno, mi potresti finalmente dire a cosa servono tutte quelle pietre che da due mesi continui a gettare in acqua sempre nello stesso punto?" Il nonno si girò a guardarmi, sorrideva, aveva gli occhi di un azzurro intenso, quasi blu e nel sorriso le rughe gli si distendevano, diffondendogli sul viso un'aura di dolce ironia. Nonostante l'età avanzata e la canizie, con quel suo fisico asciutto ed abbronzato dava ancora un'impressione di grande forza e le sue parole ispiravano serenità. "Non da due mesi, ma da cinquant'anni", e senza permettermi di replicare, aggiunse "E prima di me, hanno fatto lo stesso mio padre e mio nonno".
"Comunque, questa è stata l'ultima, ho finito; qui sotto c'è ormai una grande scogliera e solo io ne conosco l'estensione", l'espressione del suo volto era diventata grave.
"Nessuna rete potrà mai toccare il fondo qui, si romperanno tutte prima".
Ero letteralmente frastornato "Scusa nonno, ma perché...?", "Per difendere il segreto della Città", le parole erano state ferme, "Quale...città?" Il suo volto si distese di nuovo in un sorriso sereno, "Credo che sia ora di dirti tutto, sono anni che ti osservo, non ho più dubbi ormai, tu... tu sei giusto, tu puoi credere", "Giusto, credere, ... ma cosa?"
Il nonno sedette sul banco di prora e appoggiandosi curvo sui remi iniziò a raccontare.
"Qui, sotto questo mare, c'è una città bellissima, antichissima..., sprofondò migliaia di anni fa dopo terribili cataclismi. Era stata costruita per durare in eterno, ma gli Dei, credendo che gli uomini avessero fatto questo per sfidarli e non per la loro gloria, mortalmente offesi, per punirli scatenarono contro la Città la furia degli elementi e resi furiosi dal fatto che essa resistesse, la sprofondarono nel mare con tutti i suoi abitanti e animali. Nessun essere vivente sopravvisse... Infine, non ancora paghi, perché se ne perdesse la memoria la seppellirono sotto una coltre di sabbia... ma..." "Ma.. ?", "Ma, commossi dal fatto che quegli uomini fino all'ultimo avessero levato al cielo canti e preghiere, fecero si che ogni cento anni, in una notte di luna piena la Città riapparisse". "E quando...?", "L'ultima volta è stata nel 1897, la notte del 9 di ottobre, mio padre era qui e vide tutto...", "Ma nonno, potrebbe essere stata solo un'illusione." Il nonno sorrise di nuovo, "Un'illusione dici...? e questi cosa sono?", aprì una vecchia cassetta di legno. Una moneta e un grosso anello brillarono al sole. Erano d'oro, di una purezza senza eguali, tanta era la forza con cui la luce si rifletteva su di essi. Sull'anello era inciso un falco, come fotografato in volo; sul dritto della moneta il profilo della costa quale potevo ammirare anche ora e sul rovescio un ovale di donna, in una espressione tanto naturale da poterne intuire la gioia che in quel lontano attimo del passato l'aveva animata. Chi dunque mai erano questi straordinari artisti ? Quale civiltà avevano forgiato ? Perché mai solo alcuni dei miei familiari erano al corrente del segreto della Città?" Non sono in grado darti alcuna risposta" disse il nonno, come leggendomi nel pensiero, "Certo doveva trattarsi di un popolo molto evoluto"
"Il perché delle pietre? La Città è protetta naturalmente da tre lati, tranne ad est. Noi negli anni abbiamo creato una difesa artificiale per impedire che casualmente oggetti e qualcosa d'altro s'impigliassero in quelle maledette reti che scavano nel fondo del mare, distruggendo tutto", ebbe un moto di disgusto, "Se qualcosa venisse alla luce, la Città sarebbe scoperta e depredata; gli uomini non sono ancora maturi per dare a certe cose il loro giusto valore", poi come per dare una conferma ai propri intimi pensieri, "No, non deve avvenire, non è ancora il momento".
"Nonno, se la Città compare una volta ogni cento anni tu... ", "Si, io non potrò vederla", il suo sguardo si velò di una profonda tristezza, "Secondo i miei calcoli riapparirà nell'ottobre 1997, la prima notte di plenilunio...troppo tardi per me", lo sguardo gli si raddolcì "Ma tu la vedrai, ed io sarò lì insieme con te e la vedrò anch'io con i tuoi occhi; ricorda che l'apparizione durerà solo poche ore. All'alba la sabbia ricoprirà la Città, e per altri cento anni", "Ma nonno, il 1997 è così lontano, avrò quarantatré anni allora, potrei anche non esserci più..... potrei essere via, lontano, potrei essere impedito a ritornare...., e poi com'è possibile che una coltre di sabbia così spessa da coprire una città si possa spostare due volte in poche ore... ? Ci sono tante cose strane in questa storia". Gli occhi del nonno si strinsero fino a diventare due fessure azzurre" Tu ci sarai, perché così sarà, in qualunque parte del mondo tu possa essere, ci sarà una Forza che ti richiamerà qui, perché io so che tu credi, lo sento... in quanto alla sabbia, saranno le forze della natura che la muoveranno, forze che una volta ogni cento anni non rispondono alle leggi della fisica e della logica, sarà così, ne puoi essere certo, e poi credi sempre... devi credere sempre...non lasciare che solo le cose materiali abbiano diritto d'alloggio nel tuo cuore, credi sempre nei sentimenti."
"Dopo la mia morte ti sarà consegnata la cassetta che hai visto prima, ho già disposto da tempo così. Oltre a quello che hai visto, ci sono anche una carta nautica, con le coordinate necessarie ad identificare la posizione segnate sopra e tre uncini d'argento. Un'ultima cosa, non dovrai immergerti, potrebbe succederti qualcosa, le forze che si scatenano quando la Città riappare sono irrazionali ed incontrollabili", "Per esplorare la città ti servirai di polpi", "? ? ?", "Si mi hai capito bene ; polpi, polpi grossi, almeno tre. Li catturerai per tempo ed infilerai nelle loro teste gli uncini d'argento di cui ti ho detto prima, grazie ad essi potrai controllarli a tuo piacimento.
Si abitueranno presto, dopo poche ore non sentiranno più alcun fastidio ; li addestrerai per bene e poi al momento opportuno li farai andare "a passeggio" per la Città, riportandoli su di tanto in tanto. Vedrai che alle loro ventose si attaccheranno diverse cose. E' un metodo che ha funzionato bene in passato", e ammiccando m'indicò l'anello e la moneta che rilucevano al sole nella cassetta ancora aperta. Per un attimo ebbi l'impressione che il flusso della luce si fosse invertito e che adesso salisse al sole da quei meravigliosi oggetti. "Nonno...", "Beh giovanotto, visto che non sembri ancora convinto facciamo una scommessa; se le cose andranno come ho detto io, di tutto ciò che recupererai a me spetterà un terzo, non importa che io sarò sicuramente già sepolto da anni, la mia parte dovrai darmela lo stesso. Troverai sicuramente il modo di farla depositare accanto a me, sarà un vero piacere...e ricorda bene... un terzo di tutto". Sospirai, non trovando più niente da ridire.
Una stretta di mano suggellò la più improbabile delle scommesse. In seguito, come per un tacito patto, non parlammo più della Città. Il nonno morì dieci anni dopo. Non ero presente quando se andò via, perché il Destino mi tenne lontano. Mesi dopo, quando tornai a casa, la nonna abbracciandomi, mi raccontò come sue ultime parole fossero state per me. Poi mi consegnò la cassetta di legno ed una busta. Dentro la busta su un cartoncino una sola parola, vergata con calligrafia chiara e decisa, "R i c o r d a". La commozione mi strinse la gola costringendomi a rimanere in silenzio.
7 Ottobre 1997 - Ore 22.45. Dovrebbe essere per stanotte. Ho controllato mille volte le coordinate, consultato cento volte le effemeridi e le tavole di marea e mandato a memoria l'atlante delle correnti. Nel grosso bugliolo, chiusi nelle retine continuano ad agitarsi, Athos, Aramis e Porthos, così ho chiamato i tre polpi che ho catturato, che addestro da circa un mese e che sono diventati per me quasi degli amici. Sono così buffi con quegli uncini infilati in testa che forse avrei fatto meglio a dare loro nomi di pirati." Calma ragazzi, se non ho sbagliato tutto tra circa due ore dovremo cominciare". Avevo passato il mese precedente nei preparativi. Avevo riaperto la vecchia casa dei nonni, quanti ricordi tra quelle mura ormai cadenti... Avevo affittato una barca, una bilancella di oltre trent'anni, tutta in legno di gelso; non se ne fanno più oggi di barche così belle, tanto leggera e manovriera da stare al filo di vento come una giovincella e non da vecchia signora del mare qual era. Altro che quelle insulse barche di plastica... !
Era stato un grandissimo piacere per me riscoprire che non avevo perso del tutto l'abilità nel veleggiare, ed in pochi giorni ritrovando l'esercizio, avevo preso a bordeggiare sotto costa, riappropriandomi di momenti che credevo perduti per sempre, riassaporando sensazioni remote, rivivendo antichi ricordi, attimi di intensi deja vu. Quando il vento cadeva, calavo in acqua i remi coprendo con fatica sempre minore distanze sempre più grandi. L'esercizio fisico aveva prodotto presto i suoi benefici, i miei muscoli si erano tonificati, rinvigoriti e guizzavano di nuovo sotto la pelle. Avevo anche mutato abitudini alimentari.
Le carni non mi attiravano più. Dal mare prendevo solo il poco che mi serviva. Vivevo di verdure e di frutta; meloni, fichi, uva... ma se con tutto ciò avevo creato un nuovo approccio con i fatti e le cose della natura, non era però cambiato il mio atteggiamento verso il futuro. Pensare al futuro mi faceva stare male e mi rendeva insicuro. Avevo perciò accettato di convivere con quella scheggia nel cuore sforzandomi di concentrarmi sul presente. - Certo che in ogni modo vadano le cose, è stato un mese bellissimo. Da anni non stavo così bene, un mese vissuto interamente sul mare, all'aria aperta, libero... mi ero ritrovato bambino a vivere l'incanto delle piccole cose; un'alba improvvisa, uno struggente tramonto, una polla d'acqua dolce e fresca che improvvisamente prorompe dalla sabbia in riva al mare, uno scroscio di pioggia e la corsa ad un rifugio... uno qualsiasi....
"Così alla fine eccomi qui, nonno, avevi ragione non avrei potuto mancare per nessun caso al mondo. Ecco, devo proprio dirti che spero sia tutto vero. Sai questo è l'ultimo sogno che mi è rimasto. Strano, vero ? Ricordi invece quanti ne avevo da ragazzo ? Quante le cose che avrei voluto fare ? Non sono riuscito a realizzarne uno, a fare una sola delle cose che avrei voluto. Tutto andato male, tutte le occasioni perdute, una rinuncia via l'altra, quasi un fallimento. Perché ? ? Ma perché non sono adatto alle cose del mondo, sembrano tutti più furbi di me, arrivano tutti prima. Sai io mi perdevo un attimo dietro una chimera ed ecco che qualcuno ne approfittava per passarmi davanti. Mi facevo uno scrupolo ? C'era chi non se ne faceva affatto...Più bravi nonno ? Non credo, qualcuno... forse. Un'esistenza vissuta tra le pieghe, costretto dietro gente da poco, che può decidere per te, che cambia il corso della tua vita pensando solo al proprio tornaconto, a rafforzare il proprio piccolo stupido potere. Sapessi cosa ho subito, quante volte mi sono sentito umiliato, come ho aspettato con ansia che qualcosa cambiasse... Mi sono ridotto a vivere solo due giorni su sette ..., così mese dopo mese, anno dopo anno, ed il tempo che passava, inesorabile, il primo capello bianco, la prima ruga.... Dire basta ? Credi che non abbia provato ? Non ce l'ho mai fatta, non so perché, ogni volta che dicevo basta, c'era un impegno, una responsabilità, la famiglia, i figli... fingersi calmi quando avresti voglia di gridare, fingersi forti quando avresti voglia di piangere, fingere, fingere sempre... Sai cosa mi fa soffrire di più ? Il pensiero che si può essere felici. Sembra però che noi uomini rifuggiamo scientemente dalla felicità. Infatti, la sola isola felice è l'infanzia, quando siamo inconsapevoli. Disapprovi ? E perché ? Sono quasi pronto a riconoscere che è l'odio l'unica forza motrice della vita.
Già la vita, una battaglia che non si può vincere, una lotta continua contro le povertà, contro le infermità, una battaglia con un solo esito, la condanna ad una morte spesso orribile... e di contro l'incredibile stupidità con cui si spreca ogni piccola occasione di felicità, per vanità, invidia, gelosia, per falso senso dell'onore, per concetti falsamente razionali...Avresti giurato che avessi più temperamento? Beh ti sbagliavi, il temperamento è come un muro di sale, quando è flagellato dalle onde, colpo dopo colpo si sgretola. Sai una cosa ? Per un attimo avevo anche pensato di vendere l'anello e la moneta e dimenticarmi di tutto. Perché non l'ho fatto ? Perché pensavo a te, alle ore felici passate insieme su questo mare, alle cose che mi raccontavi... Non avrei mai potuto fare una cosa simile... Sai, dopo mi sono vergognato d'averlo pensato..."
Ore 24.00 In ogni caso questa notte è veramente irreale, la luna sembra molto più grande ed è più vicina che mai, l'acqua è immobile, niente corrente, nessun'altra barca vicina. E' tutto così bello, sembra quasi di aver catturato e fissato un attimo d'eternità.
Ore 00 : 45 non succede ancora nulla.
"Per favore nonno fa che non sia così, te l'ho già detto è il mio ultimo sogno, proprio l'ultimo...non potrei sopportare un'altra sconfitta..." Mentre mi sorprendevo a pregare, un tremito scosse improvvisamente la barca, le strutture gemettero e scricchiolarono. Sembrava che una mano invisibile la stringesse tutta, dalla chiglia alle murate. Mi sorpresi a provare paura. Poi la barca poggiò sull'anca di prua, facendomi quasi finire in acqua, e come rimorchiata da un vascello invisibile cominciò a scarrocciare verso la costa. Dopo pochi attimi si fermò ; inspirai a fondo spaventato ed eccitato, e pronto a tutto mi affacciai dalla murata di dritta. Incredibile ! Proprio così, incredibile quello che stavo vedendo, un lento vortice o qualcosa di simile stava trascinando via enormi quantità di sabbia in un turbinio reso scintillante dalla luce della luna. Non so quanto tempo durò il fenomeno. Quando cessò, solo un velo di minuscoli granelli di sabbia si muoveva ritmicamente, come un lenzuolo agitato da mani invisibili. Poi anch'esso cominciò a diradarsi. Dopo pochi attimi la Città cominciò ad apparire, prima una guglia, poi una cupola, poi le colonne di un tempio, edifici, case, strade... Era vero, tutto vero, tutto vero...Con l'emozione che mi tagliava il fiato corsi a prua e manovrando il cabestano filai piano l'ancora, sino che non trovò appoggio al centro di un ampio cortile lastricato di marmo rosa. Poi liberai gli esploratori. "Moschettieri forse dovrei improvvisare un discorso di circostanza, ma non abbiamo tempo da perdere, giù! Fatemi vedere cosa sapete fare". Aramis raggiunse per primo la Città, seguito a ruota dagli altri due.
Si mossero dapprima circospetti e poi cominciarono ad intrufolarsi negli edifici. Lasciai loro un abbondante lasco ed assicurai le sagole agli scalmi. Lo spettacolo era a dir poco straordinario ; la luce della luna accarezzava i tetti degli edifici facendoli risplendere. Branchi di pesci colorati sciamavano in tutte le direzioni, curiosi come turisti giapponesi. Tutto era intatto ; non si vedevano rovine. Sembrava che la Città fosse delicatamente scivolata in mare il giorno avanti.
Quali straordinari materiali avevano usato quei formidabili costruttori ? Mi aspettavo quasi che da un momento all'altro che gli abitanti si affacciassero sulle porte per uscire a passeggiare per le strade. La luce della luna sembrava intensificarsi un attimo dopo l'altro, illuminando a giorno la Città ed esaltando la bellezza e la linearità degli edifici e delle strade. Dimentico del mondo, i miei occhi frugavano ansiosamente per cercare di cogliere quanti più particolari possibile, per legarli indelebilmente al mio ricordo. Avevo deciso di non scattare fotografie perché c'era il rischio di far scoprire la Città. Presi febbrilmente a fare degli schizzi alla luce di una torcia elettrica. "Nonno avevi ragione, vedi com'è bella ?" Ero sicuro che il nonno fosse lì insieme con me. "I moschettieri !", "Per la miseria sono in acqua già da tre quarti d'ora".
Ritirai febbrilmente le sagole e uno dopo l'altro i magnifici tre tornarono a bordo.
Attaccati alle loro ventose monete d'oro, piccoli vasi di squisita fattura, coralli finemente lavorati e piccoli oggetti di uso quotidiano ; anche in questo il nonno aveva ragione. Li rimandai in immersione per la seconda volta. Virando sull'ancora mi spostavo ogni volta di qualche centinaio di metri in direzione della costa.
Uno dietro l'altro apparivano ai miei occhi edifici straordinari, dalle soluzioni architettoniche ardite, rimpiangevo di non potere immergermi, ma sapevo che era giusto così. Ecco un altro tempio, riesco ad intuire che le colonne sono delicatamente rastremate verso l'alto, riesco a vederne la modanatura, chissà che visuale superba dal frontale. Di nuovo su i moschettieri, che ventose potenti ! !
E' Porthos che stavolta mi fa la sorpresa più bella. Una statuina che raffigura una donna, colta capelli al vento in un passo di danza. Sembra ricavata da un blocco unico d'opale; ...sembra vivere. - Toccai la statuina, una, due volte, ne percepii le curve salde e voluttuose. "Mio Dio ! Chi ha scolpito questa statuina doveva amare tanto quella donna".
Mi commossi al pensiero di quell'antico scultore e dei suoi sentimenti d'amore per la donna che lo aveva ispirato. Un raggio di luna attraversò la statuina facendola divenire iridescente; sembrava brillare di luce propria ed emanava calore. Rimasi come incantato per attimi che mi parvero eterni, da quel meraviglioso oggetto fluiva energia benefica. Quella statuina pareva racchiudere l'essenza stessa della vita. Ancora avanti con la barca; i moschettieri ancora su e giù.
Lo sguardo mi corse all'orologio, le 4:35, poco tempo all'alba. La luna aveva cominciato a declinare già da tempo sulla linea dell'orizzonte, tra poco sarebbe tramontata, ma la Città rimaneva ancora visibile, adesso sembrava illuminata di luce propria. Tra poco sarebbe nuovamente scomparsa, inghiottita nel buio e nell'oblio di altri cento anni. Freneticamente salpai l'ancora e tirai su per l'ultima volta i Tre moschettieri. Che bravi; avevano riportato su diverse monete d'oro e vari oggetti preziosi, un vero tesoro. Già ...un vero tesoro... mi sorpresi a parlare a voce alta "Ma mi appartiene questo tesoro, nonno ? Ho io il diritto di portare via a quella gente ciò che Dei spietati avevano pure lasciato loro ?" La risposta era scritta nel mio cuore già da quel lontano giorno di un settembre di tanti anni fa. Così tutto quello che i Tre moschettieri avevano riportato alla luce, finì di nuovo in mare, disperso sulla Città. Per ultima la statuina. La tenni per ultima per godere il più a lungo possibile della sua vista. La accarezzai, ne seguii con l'indice il profilo superbo e prima di affidarla di nuovo alle acque la baciai. Può sembrare una cosa sciocca baciare una statua, ma giuro che l'impulso fu irrefrenabile. Poi come in un film fantasy di seconda categoria, la sabbia racchiuse di nuovo, velocemente la città, condannandola una volta di più al suo crudele destino, al suo immemore oblio. Pregai allora per le anime di quella gente senza tempo, punita così crudelmente per il suo tentativo disperato di ricerca dell'eternità. Ma non è questo forse quello cui in definitiva aspira l'uomo? Pur avendo un groppo in gola, mi sentivo euforico, le vicende di quelle ultime ore mi avevano stravolto così intimamente che la mia anima sembrava fosse stata rigirata dal di dentro.
L'alba mi sorprese macchiando di luce nuova i lontani monti Nebrodi, il vulcano brontolone che mi sovrastava con la sua eterna mole e stavolta anche quell'ignobile combinazione di cemento e stupidità che un pessimo architetto aveva definito villaggio residenziale.
Sospirai, "Eh, si; meglio che nessuno sappia della Città, chissà cosa sarebbero capaci di farne".
Vogai per un po', e quando fui arrivato a perpendicolo sulla scogliera tolsi ai Tre moschettieri gli uncini d'argento il più delicatamente possibile "Beh grazie ragazzi, siete stati assolutamente perfetti. Non avete alcuna colpa del fatto che l'idiota sottoscritto abbia vanificato il vostro lavoro. Mi raccomando mantenetevi ben coperti e non fatevi "pescare" più. Odierei ritrovarvi in qualche scadente julienne". Poi uno dopo l'altro li feci scivolare in mare ed in pochi attimi con il loro caratteristico moto sinuoso scomparvero dalla mia vista.
"Beh nonno, hai vinto la scommessa, però mi pare che il terzo di niente sia zero. Certo solo un grosso imbecille con la testa piena di vento come me poteva disperdere così un tesoro siffatto, mi sono di nuovo perso dentro un sogno, ma credimi se non avessi agito così mi sarei sentito un ladro, quindi abbi pazienza, niente parte neanche per te".
La sua voce mi giunse all'improvviso, "No Franco, io oggi la mia parte l'ho avuta tutta, ed è stata più grande di quanto mi potessi aspettare, perché tu hai ritrovato te stesso, sei tornato il ragazzo sorridente pieno di sogni e fantasia di tanti anni fa, il ragazzo che ho amato tanto e che oggi ritrovo di nuovo con il cuore di una volta, puro e libero dai cattivi pensieri; il ragazzo che non conoscerà più l'odio e l'invidia, questa è la vera scommessa che ho vinto". Si! Il nonno era lì con me, avvertivo la sua presenza. Rimanemmo ancora un po' insieme, tutti e due in commosso silenzio, poi se ne andò anche lui dietro le ultime ombre della notte. Le emozioni accumulate nelle ore precedenti si sciolsero tutte in un lungo pianto.
Si! Quello che aveva detto il nonno era vero, rinunciando alla ricchezza, avevo mostrato profondo rispetto per quegli antichi uomini, e questo aveva in qualche modo liberato la mia anima.
Mi rendevo conto di avere diretto le mie azioni con un equilibrio diverso, quello che nasce dalle emozioni, differente dal raziocinio gelido che a volte ci opprime la vita. Insomma se ero stato sottoposto ad una prova l'avevo superata. Ero uscito fortificato. Mi sentivo un uomo nuovo, nel fisico e nello spirito, niente o nessuno avrebbero potuto più indurmi a fare cose che non volevo, la strada davanti a me tornava dritta. Il futuro assumeva un altro senso. Avrei avuto una grande responsabilità in più, tramandare il segreto della Città. A quale dei miei figli? Chi ne sarebbe stato degno? Come avrei fatto? "Semplice, li osserverò con i miei nuovi occhi e vedrò chi è quello che crede".
Molte cose ora sarebbero cambiate nella mia vita; forse sarei anche riuscito ad assaporare nuovamente il gusto breve ed intenso della felicità.
Si! Era quella la vera nuova scommessa. Il nonno aveva vinta l'altra, di cui conoscevo solo una parte dei termini. Ma quanto era stato importante per me averla accettata a suo tempo... Mi guardai intorno, il mare aveva ripreso a vivere, decine di barche punteggiavano la linea della costa. Sulla spiaggia apparve un bambino, con pochi movimenti liberò un aquilone al soffio della brezza mattutina. Leggero si pose sul filo del vento, cavalcandolo sobbalzò sulle invisibili asperità delle correnti aeree, poi ancora più leggero cominciò a librarsi nel tiepido cielo di ottobre, in alto, sempre più in alto... Si!. Sicuramente ci sono ancora delle cose per le quali vale la pena di battersi fino all'ultimo respiro. Il ringraziamento mi proruppe spontaneo dal cuore "Grazie nonno, ancora una volta, grazie............."


GLOSSARIO DI ALCUNI TERMINI MARINARESCHI UTILIZZATI NEL TESTO
Retine
Speciali sacchi in rete di fibra a maglia piccola per mantenere in vita in acqua molluschi e cefalopodi

Effemeridi (Nautiche)
Speciale pubblicazione nautica per calcolare le posizioni dei corpi celesti in riferimento al tempo locale

Tavole Di Marea
Pubblicazione nautica per calcolare le altezze ed ampiezze delle maree di varie località portuali nelle varie ore del giorno.

Atlante Delle Correnti
Pubblicazione nautica per calcolare l'intensità delle correnti

Bilancella
Imbarcazione dotata di vele utilizzata in passato nelle zone costiere siciliane e calabresi

Bordeggiare
Navigare con il vento alternativamente a dritta e sinistra

Chiglia
Trave posta in basso al centro della carena. Costituisce l'asse strutturale e portante di ogni imbarcazione

Murata
Parte emersa del fianco dell'imbarcazione

Poggiare
Scostare la prora dalla direzione del vento

Anca
Parte ove la murata della barca si incurva maggiormente, quindi in vicinanza della prua e della poppa

Scarrocciare
Essere trasportati lateralmente dal vento e/o dalla corrente

Cabestano
Nome marinaresco dell'argano, usato per la trazione delle ancore

Filare
Lasciare scorrere qualcosa

Lasco
Imbando

Sagola
Piccola cima

Scalmo
Elemento centrale delle ossature trasversali delle imbarcazioni. Intorno ad esso fa leva il remo.

Declinare
Movimento degli astri sull'orizzonte dal loro zenit al tramonto

NOTA : Quando nel testo si parla di reti, ci si riferisce alle micidiali reti a strascico, principali colpevoli del depauperamento della flora e fauna ittiche delle coste italiane.




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